La nostra compagnia storica rievoca l’arte del combattere tra il Duecento e il primo Trecento, un’epoca in cui il valore d’armi era fondamento dell’onore e della vita. Attraverso la pratica delle tecniche tratte dai manoscritti medievali e l’uso fedele di armi e armature storiche, riportiamo in vita la disciplina del cavaliere, del milite e del combattente comune, così com’era sui campi d’addestramento e di battaglia.
La spada è sicuramente l'arma medioevale più conosciuta seppure non certo l'unica e in certi casi non era l'arma principale per un soldato, come poteva invece essere una lancia ma è di certo l'arma più impegnativa da imparare ad usare con eccellenza.
La lama è composta da tre parti: debole, medio e forte, rispettivamente per la forza con la quale si sferra il colpo e per la capacità nella parata. Il codolo fa sempre parte della lama, ma su di esso viene montata la guardia, il manico e il pomolo. Quest'ultimo svolge l'importantissima funzione di bilanciare la lama, in modo che la spada sia perfettamente equilibrata e facile da maneggiare.
La spada medioevale era a doppio filo: quello rivolto verso chi la brandiva era detto "falso", mentre quello opposto "dritto".
L'uso delle cotte di maglia rese vana l'affilatura delle spade, in quanto non era possibile tagliare gli anelli di ferro e in seguito, ancora più comprensibilmente, le piastre metalliche.
La spada divenne così un'arma da botta e non più da taglio. Tuttavia, il debole era affilato per penetrare meglio con i colpi di punta e per rendere più efficaci i colpi veloci dati a distanza con la parte terminale della lama.
Con il tempo le spade assunsero forme più appuntite e diventarono più armi da penetrazione, per colpire meglio i punti deboli del nemico, in risposta allo sviluppo di armature sempre più efficaci.
La spada ha preso diverse forme col trascorrere dei secoli e in base alle regioni geografiche di produzione ed uso. La spada a una mano e mezza, dal nome stesso, permetteva di essere impugnata sia da una che da entrambe le mani; Il fatto di poter usare entrambe le mani ha dato origine a lame più lunghe e robuste (e quindi più pesanti), così che i colpi potessero infliggere danni maggiori. Successivamente venne prodotta la spada a due mani molto lunga, pesante e per le sue caratteristiche difficile da gestire, ma assai temibile (un colpo ben assestato era in grado di rompere le zampe ai cavalli lanciati in carica!).
Nei secoli XII e XIII le spade in uso erano principalmente quella ad una mano utilizzata in abbinamento ad uno scudo e quella ad una mano e mezza. La spada a due mani farà la sua comparsa qualche secolo dopo, nel rinascimento, più comunemente nota come "zweihänder", ovvero "a due mani" in tedesco, usate efficacemente anche contro le picche.
L’arco è una delle armi più antiche e versatili del Medioevo, spesso sottovalutato rispetto alla spada, ma fondamentale sul campo di battaglia. Non richiedeva forza bruta, bensì precisione, tecnica e anni di esercizio: nelle mani di un arciere esperto, poteva decidere l’esito di uno scontro ben prima del combattimento corpo a corpo.
L'arco è composto da:
La tecnica dell’uso dell’arco è chiamata arcieria, chi costruiva l’arco era conosciuto come arcaio o mastro arcaio e frecciaio era colui che costruiva solo frecce; dopo il propulsore (atlatl) e la fionda, l’arco fu una delle prime armi da gittata, o utensile da caccia, che usava principi meccanici, invece di fare affidamento solo sulla forza e l’abilità dell’utilizzatore.
Esistevano vari tipi di archi, le caratteristiche variavano in base al luogo geografico, alla fattura e al tipo di legno utilizzato (archi orientali, longbow inglesi, arco piatto italiano, arco composito).
Il più noto era sicuramente il longbow, generalmente costruiti in tasso, (il tasso italiano divenne il migliore), possedevano una grande potenza e quindi una lunga gittata (oltre i 275 m.). Un arciere poteva tirare oltre 12 frecce al minuto, mentre un balestriere (guerra dei cento anni) poteva solo lanciarne tre; il longbow era capace di penetrare le armature del tempo.
L'arco piatto (italiano), nacque agli inizi del ‘200 ed ebbe la sua maggiore diffusione durante le lotte comunali quando, il più delle volte non di vere battaglie si trattava, ma di assedi. Snelli e veloci arrivavano agevolmente agli spalti dei castelli o delle cinte murarie; spessissimo arcieri con l’arco piatto riempivano le grandi macchine di assedio, onde poter saettare dall’alto i difensori. L’arco piatto aveva i flettenti più larghi e sottili, con una sezione trasversale ovoidale schiacciata, aveva una lunghezza di circa 167-195 cm. Era caratterizzato da una buon potenza di tiro, accoppiata ad una più alta velocità di uscita e richiedeva materiali reperibili ovunque. Molto spesso il dorso era rinforzato con una sottile lamina di altro legno più adeguata alla trazione, o veniva ricoperto da pelle cruda che, oltre a rinforzare l’arco, impediva lo scollamento delle fibre.
Dall'XI secolo sino all'avvento di armi da fuoco efficienti, la balestra fu una formidabile arma da guerra. Essa veniva usata principalmente nella difesa di luoghi fortificati o protetti, come castelli e navi, e contribuì in misura significativa anche alla conoscenza dei materiali (per e sollecitazioni a cui l'arco dove resistere) e dell'areodinamica (grazie alla caratteristiche peculiari del volo compiuto dalla freccia).
La balestra consiste di un arco di legno o di acciaio, montato su un supporto di legno (teniere) e tira proiettili più corti e più pesanti delle normali frecce (quadrelli, verrettoni o bolzoni); un meccanismo generalmente in metallo nel supporto (noce o ruota) trattiene completamente la corda dell’arco nella sua posizione di tiro, un sistema di sgancio in metallo (chiave) tiene bloccata la noce; agendo sulla chiave la noce è libera di ruotare rilasciando la corda dell’arco.
Balestra a staffa: perché si caricava con i crocchi e colla leva, premendo però con il piede su una staffa. Di questa balestra erano armati i balestrieri genovesi nella Battaglia di Crecy nel 1346 (persa perché non fecero uso dei palvesi) e a quella d’Azincourt nel 1420.
L’uso della balestra continua ininterrottamente dall’epoca classica fino al periodo di maggior popolarità, in Europa, tra l’XI e il XVI Secolo.
Famosi e molto apprezzati furono sicuramente i balestrieri francesi e i balestrieri genovesi.
fino alla comparsa delle prime armi da fuoco, la balestra è stata, infatti, l’arma più devastante che un singolo soldato poteva utilizzare grazie al suo potere di penetrazione tale da forare le armature dei cavalieri e all’addestramento per il suo utilizzo, più breve rispetto all’arco.
Il lungo caricamento venne bilanciato dalla notevole distanza di ingaggio, superiore a quella dell'arco normale o dell'arco lungo e per migliorare l'efficacia dei balestrieri in campo aperto, soprattutto in presenza di tiratori nella parte avversaria, venne introdotto l'uso dei palvesi, grandi scudi di legno dietro cui i balestrieri si proteggevano durante la lenta fase di ricarica.