Il nostro gruppo storico si dedica alla rievocazione del periodo compreso tra il 1248 e il 1322, un arco di tempo che segna il pieno sviluppo del basso Medioevo italiano. In questo contesto, l’abbigliamento non era solo espressione di funzione e clima, ma anche di status sociale, appartenenza politica e identità culturale.
Attraverso fonti iconografiche e allo studio delle fonti scritte (statuti comunali, testamenti, cronache), ci impegniamo a ricostruire con rigore abiti quotidiani, vestiti cerimoniali e tenute militari fedeli all’epoca.
Quando è possibile cerchiamo di mantenere la storicità dei materiali in uso all'epoca: lana cardata, lino e, per le classi elevate, seta o broccato d'importazione. Le cuciture, i tagli e le tecniche di confezione rispettano quanto possibile le prassi artigianali medievali, senza concessioni alla moda moderna.
Il nostro obiettivo è offrire una rievocazione autentica, coerente e viva, che sappia restituire al pubblico non solo l'immagine del Medioevo, ma anche la sua profondità culturale e complessità sociale.
Nel cuore del basso Medioevo italiano, l’abbigliamento maschile rifletteva in modo marcato la stratificazione sociale e il ruolo dell’individuo nella comunità.
Ogni abito era specchio della funzione, del rango e dell’identità dell’uomo medievale, e la sua ricostruzione storica richiede un attento studio delle fonti figurative e documentarie dell’epoca.
I ceti popolari e artigiani vestivano tuniche (gipponi o cotte) in lana grezza o lino, lunghe fino al ginocchio, strette in vita da una cintura di cuoio da cui pendevano coltelli, borse o chiavi. Il copricapo era semplice: un cappuccio (chaperon) o un berretto in feltro. I colori erano sobri, spesso ottenuti con tinture naturali poco costose.
I borghesi e notabili cittadini adottavano tessuti più raffinati, con tuniche foderate, calzebrache aderenti e calzari in cuoio finemente lavorati. Tessuti tinti in blu, verde, ocra o rosso indicavano maggior disponibilità economica, così come l’uso di cinture decorate o pellicce leggere nei mesi freddi.
La nobiltà e la cavalleria sfoggiava abiti lussuosi in velluti, sete importate e broccati, spesso decorati con stemmi familiari. I mantelli lunghi e foderati erano simbolo di rango, così come le calzature sagomate e le fibbie lavorate in metallo prezioso.
In ambito militare, l’abbigliamento era funzionale e gerarchico. Il milite comune indossava un gambeson (giaco imbottito), sopra cui si poteva portare una cotta di maglia (hauberk), spesso accompagnata da un cappuccio di maglia (cofia). I cavalieri portavano surcot araldici, con lo stemma di casata visibile sopra la cotta. Gli elmi variavano: da semplici bacinetti a elmi chiusi, spesso decorati da creste e penne nei ranghi più alti.
Nel panorama del basso Medioevo italiano, l’abbigliamento femminile non era solo ornamento, ma indice evidente di status sociale, moralità e appartenenza familiare. I dettami della moda erano regolati da consuetudini, statuti cittadini e norme religiose, soprattutto nei centri urbani in espansione.
La ricostruzione storica dell’abbigliamento femminile si basa su fonti come le miniature dei manoscritti, gli affreschi trecenteschi, le statue funerarie e gli inventari dotali. Ogni dettaglio – dal taglio delle maniche al tipo di cintura – racconta una storia di ruolo, doveri e identità nel mondo medievale.
Le donne dei ceti popolari, come contadine, serve o artigiane, indossavano abiti pratici: una cotta semplice in lana o lino, dal taglio dritto, lunga fino alle caviglie, stretta in vita da una cintura in corda o cuoio. Sopra la cotta si poteva portare un soprabito più pesante in inverno. I colori erano neutri o ottenuti da tinture economiche. Il capo era sempre coperto da veli modesti o cuffie (a seconda dell’età e dello stato civile), come imponeva il decoro femminile.
Le donne borghesi o benestanti vestivano tuniche foderate e più aderenti al busto, con maniche più lunghe e decorate, spesso arricchite da bordure. L’uso del velluto o della seta era raro, ma si diffondeva in ambito urbano tra le famiglie mercantili. Il velo diveniva più ricco, talvolta accompagnato da una reticella o da un crespino per sostenere l’acconciatura.
Le donne nobili sfoggiavano abiti sontuosi, realizzati con tessuti importati – seta, broccato, samite – spesso tinti con colori costosi come il porpora, il rosso vermiglio, il blu indaco. Indossavano la sottoveste (camicia), la cotta aderente (gonnella o tunica), e sopra di essa un sopravveste (surcot o pellanda), spesso ornata di pelliccia, pietre o stemmi araldici. L’uso di copricapi elaborati, come barbette, crespine e veli stratificati, contribuiva a sottolineare l’eleganza e lo status della dama.
Nel XIII secolo l’abbigliamento militare rifletteva una fase di transizione tra la maglia di ferro tradizionale e le prime forme di protezione rigida. Il combattente era solitamente equipaggiato con un gambeson (giubba imbottita) indossato sotto una cotta di maglia (hauberk), che offriva buona protezione contro i colpi da taglio. Completavano l’equipaggiamento il coif (cappuccio di maglia), calzari di maglia, elmo a bacinetto o capelina, e scudo di tipo triangolare o allungato. I nobili o cavalieri più abbienti cominciavano a sperimentare rinforzi in ferro su braccia e gambe, anticipando le armature più complesse del secolo successivo.
I tessuti comunemente utilizzati per le realizzazioni dell'epoca erano lana e canapa seguiti da lino (più costoso) e cotone (di origine araba, ancora poco diffuso in Italia) e vari tessuti misti, la seta (toscana e veneziana oltre a quella importata) era dedicata ad un mercato ricco visti i prezzi molto alti.
Calzature: generalmente costituite da un paio di scarpe basse in pelle, senza tacco, strette con lacci o cinghie, con la suola in cuoio (a volte veniva applicata un'ulteriore strato in crosta per aumentarne lo spessore e prevenirne l'usura).
Calza-brache: Simili a un pantaloncino lungo fino al ginocchio. erano generalmente di lino molto abbondanti sulle gambe e legate attorno alla vita con una corda o fettuccia che serviva da cintura. Alle brache venivano fissati i lacci delle calze (calza-brache) che in questo periodo sono solitamente di lana costituite da due pezzi separati che arrivavano fino alla coscia (nelle raffigurazioni dell’epoca piuttosto aderenti).
Camicia: utilizzata direttamente a contatto con la pelle, di lino, canapa o tessuto misto, con maniche lunghe piuttosto aderenti, poteva essere lunga fino al ginocchio.
Giaco: la prima corazzatura per il busto (e le braccia) era una giubba imbottita (giaco, zuppa armandi o gambeson). Veniva realizzata con i più disparati materiali, fibre vegetali a crine di cavallo o decine di strati di stoffa sovrapposti e cuciti, poteva essere senza maniche, lunga fino al ginocchio o più corta. Estremamente efficace per assorbire l’impatto di un’arma.
Cotta di maglia: una "tunica" in maglia di ferro composta da migliaia di anelli di ferro intrecciati, poteva essere senza maniche e lunga fino al ginocchio, a volte comprendeva protezioni per le gambe (fissate sopra le calza-brache) e per le mani (guanti fissati direttamente alle maniche)
Corpetto di cuoio: altra protezione per il torso, poteva essere in un pezzo unico di cuoio o composto di tante placche di cuoio legate assieme (a volte "bollito" cioè indurito tramite riscaldamento e asciugatura).
Guanti: le mani erano protette da guanti in cuoio o da manopole in pelle (senza dita nominate anche muffole) a volte ricoperte dagli anelli di maglia metallica.
Cuffia d'arme: è una cuffia imbottita solitamente in lino (con lo stesso principio del giaco) da portare sotto la protezione per la testa (elmo o camaglio)
Camaglio: cappuccio in maglia di ferro posizionato sopra la cuffia d'arme che lasciava scoperto il volto, poteva venire utilizzato sotto un elmo o direttamente senza ulteriori protezioni.
Elmo: interamente chiuso, con nasale (alla normanna) o con visiera (cappello di ferro) presentavano un’intelaiatura interna in cuoio che manteneva uno spazio tra il metallo e la testa protetta da cuffia e camaglio.
Schinieri e bracciali: protezioni per gambe e braccia solitamente in cuoio bollito fissati con lacci e cinghie, più raramente (per questo periodo) potevano essere in ferro.
Sopraveste o tunica: solitamente in tessuto di lino molto larga e senza colletto, poteva anche presentare delle maniche e riportare gli stemmi araldici del casato di appartenenza o i colori dell’esercito.
Completavano l'abbigliamento militare cinture in cuoio e pelle, borse a tracolla o fissate in vita (stoffa e cuoio) e mantelli con e senza cappuccio.