Il Moschetto e il Moschettiere

IL MOSCHETTO - Breve panoramica, tra Storia ed Etimologia

Diretto ed immediato erede dell'Archibugio, il Moschetto fa la sua comparsa, e si afferma sui campi di battaglia europei nel corso del XVII Secolo. Analogamente all' Archibugio, anche il primo Moschetto è dotato del medesimo meccanismo di sparo, costituito dalla Piastra a Miccia. Rispetto al suo predecessore però, presenta una primissima, piccola serie di importanti miglioramenti: innanzi tutto una canna molto più lunga (e pesante) allo scopo di raggiungere una maggiore gittata. In secondo luogo, la calciatura dell'arma inizia a ricevere una sagomatura assai più "anatomica", e tale da renderla idonea ad essere appoggiata alla spalla del tiratore (ciò che non si poteva invece fare con l' Archibugio, il cui calcio veniva accostato al petto). Rispetto al suo antesignano pertanto, il Moschetto inizia ad introdurre il concetto di una mira più accurata, e non di semplicemente "sparare avanti". Nel corso del Secolo XVII si affermano due tipologie distinte piastre ad acciarino: l' acciarino a miccia, più semplice ed economico, e quello a ruota, assai più complesso e costoso. L' invenzione di quest'ultimo è dovuta alla ricerca, da parte degli armaioli dell' epoca, di un sistema di innesco della polvere che non dovesse dipendere da una miccia costantemente accesa, assai scomoda da portarsi dietro, e praticamente impossibile da occultare sotto gli abiti. Il principale difetto dell' acciarino a ruota, deve individuarsi nella sua estrema complessità (per realizzarlo era richiesta l' opera dei migliori artigiani dell'epoca, ovvero gli orologiai) e nella conseguente impossibilità pratica di reperire i pezzi di ricambio, in caso di guasto o rottura, ed ovviamente nel suo costo, estremamente elevato. Pertanto, il Moschetto (e più ancora la Pistola) con Acciarino a Ruota diverranno simbolo e blasone dei Nobili (gli unici che, del resto, potevano permettersi di acquistare simili armi) mentre il Moschetto a Miccia, per la sua semplicità di costruzione, e per la sua relativa economicità di acquisto, diventerà l' arma propria della "truppa". Il termine "Moschetto", sembra derivare da "mosca" (che inizialmente indicava una Razza di Sparviero, e successivamente il dardo scoccato dalla Balestra), per associazione all' idea del volo, ed alla velocità del proiettile sparato. Successivamente, con l' introduzione dell' acciarino a Pietra Focaia (detto anche "a focile") la denominazione dell' arma si evolverà in quella, tutt' ora correntemente usata, di Fucile. Occorre considerare che i due sostantivi, Fucile e Moschetto, soprattutto se riferiti alle armi attuali possono essere considerati praticamente equivalenti in quanto indicano in entrambi i casi la ben nota arma lunga.

     
 Caricamento del moschetto Miccia fissata sul serpentino  Posizione di mira e fuoco



Ancora nel XX Secolo è stato utilizzato il sostantivo "Moschetto automatico", per indicare l' arma che, più correntemente, è conosciuta come Mitra. Tutto questo a causa della costante e continua evoluzione tecnica che caratterizza il panorama delle armi da fuoco, dal momento della loro comparsa ad oggi. Volendo ricorrere quanto più possibile ad una terminologia precisa, sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista storico, riteniamo pertanto corretto indicare, con il termine "Moschetto", l' arma lunga "tipo" dei Secoli XVI e XVII, ovvero un' arma ad avancarica, di grosso calibro e con canna lunga (ad anima liscia), con calciatura sagomata (distinta pertanto dall' Archibugio) ed equipaggiata con piastre ad acciarino a Miccia, oppure a Ruota, e riservando la nomenclatura di "Fucile" a quelle armi, di epoca posteriore, (sia con canna liscia, sia con canna rigata) dotate invece di acciarino a Pietra Focaia.

COME SI SPARA CON IL MOSCHETTO A MICCIA:

Per mettere un Moschetto a miccia in condizioni di sparare, occorrono quattro fasi molto precise:
1) Si versano la polvere ed eventualmente la borra nella canna, dopodichè si introduce la "palla" di Piombo (che all' occorrenza, ed in caso di emergenza veniva sostituita da un sasso, il più possibile sferico e liscio). Si pigia il tutto con attenzione, con la bacchetta "battipalla".

2) Si "arma" il Serpentino, e si estrae lo spillone dal "foro focone". Si versa una adeguata quantità di polvere da innesco nella apposita conchetta. Si richiude lo sportellino sulla conchetta, allo scopo di proteggere la polvere da eventuali scintille (che produrrebbero lo sparo anzitempo).

3) Si innesta la miccia (accesa) sul serpentino. Solitamente, quest' ultimo è dotato di un galletto a vite, con il quale si può stringere la miccia per bloccarla con sicurezza.

4) Il Moschetto è pronto per sparare. Si punta l' arma verso il bersaglio, si apre lo sportellino che protegge la polvere, ed all' ordine del Sergente si preme il grilletto, facendo fuoco.

Come si vede, le operazioni da compiere per sparare con il moschetto a miccia sono abbastanza complesse, e richiedono al tiratore una certa pratica. Sul campo di battaglia, una conseguenza della necessità di razionalizzare (nonchè accorciare) al massimo i tempi di ricarica e preparazione dell' arma, sarà l' introduzione dell' addestramento, da impartire alle formazioni di Moschettieri per riuscire ad eseguire tali operazioni all' unisono, al comando dei Sottufficiali, in modo da essere pronti con l' arma carica, e fare fuoco tutti ad un tempo. La gittata "utile" del Moschetto, è valutabile intorno ai 50 metri, anche a causa del grosso calibro, e di conseguenza del peso del proiettile sparato. Ulteriori difetti di questo tipo di arma:, quello di rendere il tiratore - a causa della miccia accesa - piuttosto visibile al buio, rendendo alquanto problematico l' utilizzo dell' arma in azioni notturne. Per contro, si può affermare che quanto ad affidabilità il Moschetto a miccia (sia per la semplicità dei suoi meccanismi, sia per la quasi assoluta impossibilità di sparare il colpo a vuoto) è assai superiore al coevo tipo "a ruota", e sarà superato solo dal propriro successore, il Fucile a Pietra Focaia, molto più rapido nel caricamento e nella preparazione, e che diverrà il dominatore incontrastato delle guerre del XVIII Secolo.

Nonostante questi ed altri difetti, i militari dell' epoca intuirono rapidamente le enormi possibilità offerte dal Moschetto (e più genericamente delle armi a polvere) sul campo di battaglia. L' evoluzione sarà continua e costante, e dai primi esemplari di armi a polvere nera, giungerà al livello dei nostri giorni, ove possiamo ammirare armi dotate di gittata, precisione e volume di fuoco realmente impressionanti.

IL MOSCHETTIERE.

Con l' arrivo (dapprima dell' Archibugio) e poi del Moschetto sui campi di battaglia, ecco ovviamente comparire anche una nuova figura di combattente: Il Moschettiere, ovvero colui che porta il Moschetto, e lo utilizza in combattimento.
Analogamente a quanto già accadeva per l' Arciere, il Moschettiere non combatte in corpo a corpo. Al contrario, egli utilizza la propria arma per colpire l' avversario da lontano, introducendo così un concetto ed un modo nuovo (per l' epoca) di affrontare il combattimento. Avendo pertanto la necessità di maneggiare un' arma piuttosto pesante, con la quale prendere la mira nel modo più accurato possibile, il Moschettiere rinuncia rapidamente a protezioni e bardature che lo appesantirebbero, impacciandolo nei movimenti. La caratteristica saliente del suo equipaggiamento, è costituita dalla Bandoliera: ovvera una fascia di cuoio che egli si pone a tracolla, e dalla quale pendono numerosi "bossoli" di legno, cavi all' interno e nei quali sono contenute delle dosi già pronte di polvere da sparo, che egli utilizzerà in combattimento.
In ossequio alla Tradizione Cattolica, propria dei Paesi Europei del Bacino Mediterraneo (Spagna ed Italia), questi bossoli riceveranno il nome di "Apostoli" (nome ispirato anche dal loro numero, una dozzina) e ad essi, scaramanticamente, il Moschettiere rivolgeva una silenziosa preghiera per uscire vivo dalla battaglia.
Oltre alla Bandoliera con gli apostoli, a completare l' equipaggiamento di questo tipo di combattente vi erano il corno con la polvere, da versare nella conchetta dell' innesco, la borsa con le "palle" (che come già detto, all' occorrenza venivano sostituite con sassi), un contenitore di legno traforato per porvi al riparo la miccia accesa, l' acciarino per dare fuoco a quest' ultima, e la stecca battipalla, utilizzabile anche come "scovolo" per pulire la canna del fucile, quando il silenzio calava sul campo di battaglia, al termine dei combattimenti.

Un concetto che sarà scoperto e riscoperto, nel corso delle guerre, è quello della concentrazione. Un conto è la relativa efficacia di un singolo moschettiere che spara isolato, altro conto sono cinquanta moschettieri che sparano all' unisono, e contro un bersaglio relativamente ristretto. La necessità di rispondere a questo efficacissimo principio di combattimento, porterà alla formazione di reggimenti disciplinati, e sempre più addestrati, dotati di armi man mano più efficaci.